Linda Hand
Moda

Fotomodella in Europa e America. Linda Hand si racconta

Fotomodella, truccatrice, fotografa, attrice: Linda Hand comincia la sua carriera da adolescente negli Stati Uniti, prosegue sulle riviste di moda internazionali (numerose copertine per L’Europeo e tanti servizi fotografici per riviste come Vogue Italia; campagne pubblicitarie per Enrico Coveri, Montana Parfum, Moschino e altri)e anni dopo approda nel mondo del make up per spot e cinema a livello internazionale, che la affianca a nomi importanti come Richard Gere, Willem Dafoe, Greg Wise, Ron Moss, Katherine Kelly Lang, nonché nel settore del trucco per video musicali.

A che età hai cominciato a fare la modella? Come ti è venuta l’idea e qual è stata la tua prima esperienza?

la fotomodella Linda Hand

«Ho iniziato a 18 anni. Amici e parenti mi dicevano di provare perché secondo loro avevo il fisico e l’aspetto adatto. Così andai a Los Angeles a studiare in una scuola di formazione per fotomodelle e un’agenzia mi fece fare un’infinità di provini, ma niente! Nessuno mi faceva lavorare. Per i canoni della California ero troppo alta, magra, “piattina”. L’ideale era la donna formosa, era pieno di ragazze “rifatte” e vedevi spesso persino le ragazze di colore che si facevano i colpi di sole biondi ai capelli pur di trovare un ingaggio in quel settore. Io sono originaria dell’Oregon e per me è stato normale spostarmi in California ma forse avrei dovuto tentare a New York, dove venivano apprezzati maggiormente i tratti estetici come i miei. C’è una grandissima differenza tra il gusto della East e della West Coast».

Quali erano gli aspetti più duri di questo mestiere, nei primi anni in cui hai iniziato?

Linda Hand in una pubblicità

«Beh all’inizio mi sono venute un sacco di insicurezze! Ho cominciato a pensare che non ero bella per niente o che comunque non faceva per me. Per riuscire a lavorare in questo settore ho dovuto allontanarmi tanto dalla mia famiglia e venire a vivere in Italia. Un giorno, quando ancora ero negli States, un talent scout di una piccola agenzia di moda di Milano mi ha notata e mi ha offerto un biglietto aereo aperto di andata e ritorno e tre mesi di alloggio per provare a lavorare per loro. Ho pensato: è gratis, senza obblighi… vado a vedere l’Italia! Ho iniziato a lavorare subito perché qui si cercano proprio questi canoni estetici: occhi chiari, corporatura longilinea, forme non eccessive. Dalla mia agenzia “madre” (si dice così) italiana ricevevo ingaggi in tutta Europa, quindi ho lavorato davvero in tanti Paesi».

Hai fatto molti sacrifici per mantenerti magra?

«Per niente! Per fortuna avevo proprio le misure e la costituzione giusta e non faticavo a mantenermi in forma».

Segui ancora il mondo della moda da lontano? Si parla spesso del cattivo esempio che danno alle adolescenti le case di moda, scegliendo sempre modelle “filiformi”: tu cosa ne pensi?

«Certo, lo seguo ancora e sinceramente non sono d’accordo sul fatto che il mondo della moda possa influenzare fortemente certi comportamenti delle adolescenti. L’anoressia, la bulimia sono problemi che hanno origini profonde, nell’ambiente famigliare e nel quale si cresce e non penso che una ragazzina possa arrivare a tanto perché sfoglia una rivista di moda. E poi io non credo che le grandi case di moda, gli stilisti seri, diano un cattivo esempio attraverso la scelta delle fotomodelle: generalmente seguono tutti criteri molto rigidi, la modella deve essere perfetta, né troppo magra né troppo formosa, deve avere delle precise misure. Quelli che prendono degli “scheletri” secondo me vogliono fare scandalo e cercano di far parlare di sé».

Alle ragazze che vogliono provare ad entrare a far parte di questo mondo lavorativo, cosa ti sentiresti di consigliare?

Linda Hand negli anni '90

«Mentre negli Stati Uniti, come dicevo, può essere davvero difficile avvicinarsi a questo lavoro perché ci sono principalmente due città in cui tentare e dove si riversano le giovani da tutti gli Stati, affrontando grandi distanze, a chi vive in Italia – essendo una realtà geograficamente più piccola – consiglierei soprattutto di affidarsi ad un’agenzia valida (chi chiede soldi o obbliga a fare una scuola a pagamento non è serio) e di non spostarsi per l’Europa in cerca di ingaggi perché un buon management ti fa lavorare in tutta Europa anche partendo da un solo Paese.

La cosa più importante che consiglierei, però, è di avere il coraggio di guardarsi allo specchio: se per una selezione è richiesta un’altezza minima di un metro e settantacinque e sei alta uno e sessanta, è inutile voler tentare ad ogni costo col tacco 12. Come succede per tanti sport, anche per questo lavoro ci sono delle “regole”, dei criteri fisici indispensabili per passare. Io dico spesso che la fotomodella è come una gruccia: quando si va a fare un provino si viene guardate solo in considerazione dell’indumento in cui si deve entrare e non sono tenuti da conto la persona, i sentimenti. Lo so che può sembrare crudele, ma è così! Per affrontarlo è necessario il giusto distacco e la capacità di essere sinceri con sé stessi. Non sto parlando di “bellezza”, che è un concetto molto soggettivo e relativo, ma di misure. Se non si rientra in quei canoni non si deve mai pensare “sono brutta!”, ma è meglio prendere in considerazione altre strade».

Candy Valentino

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