home restaurant e social eating, cosa sono?
Enogastronomia,  Lifestyle

Social eating e home restaurant: gli italiani si conoscono a tavola

Da qualche anno in Italia stanno impazzando delle app per incontri che si differenziano da quelle standard nate per creare coppie. L’idea degli imprenditori che hanno dato il via a Gnammo (poi fallita con il lockdown e le limitazioni dovute al Covid), Comehome, Tablo ma anche Moodsapp e per i turisti EatWith è più o meno sempre la stessa: a tavola ci si conosce meglio. Per gli italiani il cibo è da sempre associato alla convivialità. Cosa succede, però, se invece di organizzare il classico pranzo o la cena a casa o al ristorante con gli amici di sempre, si invitano dei perfetti sconosciuti? È così che nasce l’espressione social eating, dove “social” non fa solo riferimento allo strumento, in tutto e per tutto simile ai più noti siti web e app di social network come Facebook, ma anche al mangiare per socializzare.

Perché ha successo il social eating in Italia?

Storici e sociologi potrebbero divertirsi a studiare questo fenomeno, che di certo riflette tanti cambiamenti importanti che viviamo nel nostro Paese. Io da qualche mese frequento alcuni di questi strumenti in diverse città d’Italia. Lo faccio soprattutto quando mi trovo a viaggiare per lavoro e non ho voglia di mangiare da sola al ristorante. Quella che vi posso raccontare, quindi, è la mia esperienza e l’impressione che ho avuto in questo arco di tempo.

La solitudine si combatte a tavola

cosa sono home restaurant e social eating?

Gli eventi che si organizzano tramite le app che ho menzionato sopra, che siano in luoghi pubblici o a casa – il cosiddetto home restaurant – raccolgono in prevalenza un pubblico di una fascia d’età che va dai 30 ai 50 anni. I più giovani forse oggi hanno più difficoltà di un tempo a trovarsi e allargare la cerchia delle amicizie, specialmente a seguito dei due anni di forti limitazioni causate dalla pandemia da Covid-19. Gli altri, invece, nella maggior parte dei casi sono adulti separati o divorziati, che dopo molti anni di vita di coppia, sentono la necessità di “ributtarsi nella mischia”. Gli amici, però, spesso sono in quella fase in cui devono occuparsi dei bambini ancora piccoli e dei genitori ormai anziani ed escono meno frequentemente. Le applicazioni per incontri di coppia, poi, hanno un approccio troppo diretto che in molti casi spaventa. Ecco, allora, che ci si trova in gruppo a tavola, dove il mood è più rilassato e risulta più facile sciogliersi e conoscersi.

Intervista a Cristina Buracchia

Tra le persone che ho avuto il piacere di incontrare, in una serata di home restaurant tra sconosciuti organizzata proprio a casa sua a Milano, c’è stata Cristina Buracchia. Creatrice del brand di moda Dea Pagana, ha sentito l’esigenza di cambiare completamente strada nella sua vita e dedicarsi all’altra eccellenza italiana, il food. Le “ossa” nel mondo della gastronomia se le è fatte presso il ristorante stellato Tano Passami l’Olio e poi ha conseguito il Diploma Europeo di Cuoco Professionale all’Accademia Italiana Chef. Cristina organizza le sue cene a Casa Bassotta con un tema: oltre a offrire le sue ottime creazioni culinarie, stabilisce un argomento di forte impatto di cui si parla a tavola. Lo spirito con cui ci si confronta è lieve e ironico ma ciò che emerge è che dentro casa, di fronte a un buon piatto e a a un calice di vino, anche le persone che non si conoscono riescono a parlare più apertamente. Ce lo spiega la chef in una puntata della mia trasmissione Il Gusto sulla WebRadio SenzaBarcode:

Candy Valentino

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