Cosa sono i disciplinari del vino? Il significato di DOC, DOCG E IGT
Molti di voi, recandosi in enoteca per fare acquisti, si chiederanno cosa sono i disciplinari del vino e cosa rappresentino esattamente le sigle DOC, IGT, DOCG.
Sia per i vini che per i prodotti alimentari, le aziende che seguono il “Disciplinare” specificato in etichetta vogliono informare il consumatore sulle linee guida alle quali si sono attenute.
Il disciplinare regola generalmente le caratteristiche topografiche e produttive di un determinato vino per tutti i produttori. Più precisamente consiste nella norma di legge che determina i requisiti produttivi e commerciali di un prodotto.
L’iter per elaborare, presentare, approvare, pubblicare un disciplinare è abbastanza complesso e deve essere svolto in sede comunitaria. Esistono anche disciplinari “privati” oppure su base volontaria ma molto locale.
Quando sono nati i disciplinai del vino?
La legge nazionale francese ha creato nel 1937 la denominazione di origine. Agli inizi del XX secolo risale la nascita dei disciplinari che riguardano la tutela della produzione del cognac e del prosecco. In Italia invece, la prima legge per la tutela delle denominazioni di origine dei mosti e dei vini è del 12 luglio 1963, con il D.P.R. Numero 930. Da questo decreto hanno avuto origine le norme generali alle quali hanno fatto riferimento i singoli disciplinari. Tale legge ha subito varie modifiche negli anni e contempla anche l’istituzione di un comitato nazionale che tuteli le denominazioni di origine e monitori i vari disciplinari approvati dalle regioni, fissando le norme generali contro violazioni, frodi e concorrenza sleale. I disciplinari, quindi, vengono periodicamente:
- aggiornati-modificati,
- sdoppiati, quando da una denominazione se ne stacca un’altra,
- accorpati, quando si uniscono denominazioni,
- abrogati, quando la denominazione cessa di esistere.
DOC, DOCG e IGT: ecco cosa indicano i disciplinari del vino
I disciplinari dei vini fanno riferimento a:
- la zona geografica di produzione del vino,
- i vitigni autorizzati alla produzione del vino,
- la tipologia del terreno sul quale si coltivano i vigneti autorizzati,
- le rese delle uve per ettaro e delle uve in vino, al fine di tutelare la denominazione da un eccessivo sfruttamento e quindi decadimento qualitativo,
- le tecniche di vinificazione e di invecchiamento,
- alcune caratteristiche del vino finito, come grado alcolico minimo, grado zuccherino acidità e proprietà organolettiche.
Dall’11 maggio del 2010 sono avvenuti alcuni importanti cambiamenti. Il Decreto Legislativo Numero 61 ha adeguato la normativa italiana alla Legge comunitaria 2008 per quanto riguarda i disciplinari. In tal modo le categorie DOC e DOCG sono rientrate nella denominazione europea DOP, Denominazione di Origine Protetta. La IGT, invece, è stata integrata nell’IGP, Indicazione Geografica Protetta.
Le sigle che si vedono tutt’ora sulla maggior parte delle etichette delle bottiglie di vino, comunque, sono DOC, DOCG e IGT. Vediamo nello specifico cosa significano.
La Denominazione di Origine Controllata del vino
Il marchio DOC, Denominazione di Origine Controllata, segnala la zona delle uve raccolte e utilizzate per la realizzazione di un determinato vino. Il prodotto DOC dovrà rispettare dei criteri di produzione come caratteristiche organolettiche, gradazione, affinamento in botte, stabiliti dal Decreto Ministeriale. Attualmente in Italia abbiamo con oltre 300 vini DOC.
La Denominazione di Origine Controllata e Garantita del vino
Il marchio DOCG, Denominazione di Origine Controllata e Garantita, identifica la provenienza geografica di un vino e può essere conferito solo a quei vini che sono già classificati come DOC da almeno 5 anni. I criteri da rispettare prima dell’imbottigliamento, tra i quali quello chimico-organolettico e l’analisi sensoriale effettuata da una commissione di esperti, sono più rigidi rispetto a quelli della DOC. Attualmente i vini italiani che possono fregiarsi di questa indicazione sono 76.
L’Indicazione Geografica Tipica del vino
Il marchio IGT, Indicazione Geografica Tipica, è usato per i vini ottenuti da aree di produzione più ampie rispetto ai DOC e DOCG. Per questi vini devono essere utilizzate determinate uve, provenienti da territori ben definiti che a volte interessano più Regioni contemporaneamente. L’IGT non può usare lo stesso nome di Regioni o zone già usato per le DOCG o le DOC. Il vitigno può essere menzionato unicamente quando la zona vitivinicola è di dimensioni significative.
I disciplinari e la qualità del vino: le due cose corrispondono?
Non sempre l’indicazione del rispetto del disciplinare equivale necessariamente ad una miglior qualità del prodotto. La prima cosa importante da tener presente è che ci sono molte cose che i disciplinari non indicano affatto. Allo stesso tempo, può accadere che un’azienda produca ottimi vini e che, anche in base all’andamento del vitigno di una determinata annata, scelga di seguire criteri che non vanno d’accordo con le indicazioni del disciplinare. Si trovano spesso, quindi, vini pregiati che non riportano nessuno di questi marchi.
La sommelier Silvia Di Girolamo ci parla approfonditamente dei disciplinari del vino nell’audio intervista che trovate sulla Webradio SenzaBarcode, a partire dalle ore 15 di sabato 22 febbraio 2020.
Candy Valentino
Un commento
Pingback: